Un caffè con Matteo Salvini

che fate

Stanchini anche noi, Matteone. I compagni di scrittura si laureano e noi siamo in un bar di Roma (ladrona) che parliamo con te davanti a un caffè napoletano (terùn!). Pure noi siamo preoccupati, ma per quegli 11 mila mi piace che stanno sotto la tua faccia.

dopo parigi paura

Sì, perché da 11 mila mi piace siamo passati a 17 mila. C’è altro di cui preoccuparsi?

musulmani sgozzarci

Eh. Allora stiamo dando i numeri. Siccome siamo al bar, li segniamo e ce li giochiamo al lotto e magari finisce ‘sta crisi. Senti, ma tu come te la passi?

sigarette

No, almeno fino alla laurea. Però tu potresti smettere, visto che ti trovi, anche di scrivere ogni due secondi “come state”, “che state facendo” e altre domande…ma poi, almeno leggi le risposte?

gianni risponde

Gianni, di te eravamo certi. Siamo tuoi fan e ti vorremmo di “corsa” al Colle senza neanche passare per le elezioni. A proposito, Matteone, chi vuoi come Presidente della Repubblica?

presidente del consiglio

Figurati, se piace a te. Anche se potrebbe essere chiunque altro, pure il Mostro di Firenze. Senti, in attesa di news quirinalizie ti abbiamo visto a Bruxelles per la chiusura del semestre europeo di presidenza italiana (e la notizia era la tua presenza, mica la fine del semestre). Perché Renzi non ti è piaciuto?

albania montenegro europa

Volevi dire Monte Negro in Africa e Al Bania in Medio Oriente? Dov’è Sgarbi quando c’è qualcuno da chiamare “Capra”? Dai, lo sai che i Balcani fanno parte da sempre della famiglia europea!

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Vabbé, appena si parla di famiglia tu e i tuoi amici ci sentite da un orecchio solo. Non aboliamo le famiglie, per carità! Dai Matte, parliamo d’altro. Tempi duri per i giovani, ma siamo contenti per Greta e Vanessa. Lo sappiamo che non condividi, però abbiamo una domanda: perché ogni fatto deve diventare una questione politica? Noi ammiriamo la loro voglia di fare del bene e siamo contenti che siano in salvo.

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Abbiamo capito, abbiamo capito. L’hai detto a tutte le ore in tivvù. E abbiamo fatto lo screenshot pure quando hai scritto: “Se prendono me, non pagate nessun riscatto”. Scherziamo dai, noi siamo umani, ti salveremmo lo stesso e ti daremmo una pacca sulle spalle perché tu non avresti alcuna preparazione per andare a cooperare all’estero; le due ragazze invece sì: avevano un curriculum grande così, avevano fatto altre esperienze e studiato tanto. E poi “amiche dei siriani”…il solito esagerato. Come quando parli degli immigrati.

meglio una vita da clandestini

Ci siamo, questo potrebbe essere il tuo slogan elettorale. In fondo i clandestini sono una casta, sono il motivo della crisi, vero? E poi quanti privilegi questi clandestini eh!

coppa d'africa

E come direbbe Totò, noto leghista: “E io pago!”. E poi, tornassero a casa anche quelli che vogliono vedere il basket americano, perché non se ne tornano in America??? Ma dai, che coppetta è la Coppa d’Africa. Molto meglio Milan-Lazio.

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Senza cuore, eddai, una volta che potevi dire “senza palle” e nessuno diceva che eri un cafone! Occasioni sprecate! E poi tu ci firmeresti pure per un terzo posto alle elezioni, lotti per andare in Champions senza l’Euro. Senti, qui dobbiamo studiare. Un saluto.

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Grazie caro. Bella l’idea delle manine, c’hai messo la vittoria, il pugno comunista, il dito puntato al cielo e la mano tesa/give me five. Tutto. Bravo, adesso sei un creativo oltre che un democratico.

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Occhei, via il “democratico”, ti piace una liberissima e trasparente autocrazia paternalista. Chissà se vivresti anche con il tuo amico Razzi in Corea del Nord, visto che la esaltate tanto. Ormai questo dialogo se ne sta andando, non si riesce proprio a ragionare con te.

charlie

E vabbe’, hai vinto. Ma lo sai che i vignettisti sfottevano pure il Papa, i credenti che ti impegni tanto a difendere e pure la tua compagna di danze Marine Le Pen? Siamo alla frutta Matté, e pensa che dovevamo solo prenderci un caffè! Stacci bene!

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Vabbe’ ci siamo visti, bella chiacchierata. Abbiamo vinto a biliardino, bevuto il caffè brutto e poi la crema di caffè buona insieme alle fragole. Ciao.

Aspetta, dobbiamo scrivere il dialogo. 

Ah già. Vabbe’ usiamo la stampante 3d, lo replichiamo che mi scoccio di scrivere.

Ma che dici? Sei impazzito?

Ma dai che sembra finto.

Non fa nulla, mica credono che riportiamo parola per parola di quanto ci diciamo?

Mi piace. Così sembriamo oscuri.

Eddai, scriviamo ‘sto dialogo.


Guarda chi c’è. Come va?

Si tira avanti.

È da un po’ che non ci si vede. Almeno un paio di mesi.

Eh già. Ti ricordi che dicemmo Fatta l’Europa bisogna fare gli Europei.

Ah sì, vero. A proposito, come sono andate le elezioni?

Dai, non essere sciocco. Sappiamo tutti che hai visto Mentana fino all’alba.

Ma che dici?

Dai che hai pure twittato #vinciamopoi e #iltravaglioditravaglio.

Era #travagliointeriore. Ok, mi hai scoperto. Ma era per pura curiosità. Volevo capire una cosa.

Che cosa?

Quanto voti dà e quanti voti toglie Bruno Vespa.

Dici dell’ospitata con Grillo? Stando ai risultati non tanto.

Vespa è un grande giornalista, lo ha messo in difficoltà.

Uno scontro tra titani senz’altro. Uno che dice di usare la stampante treddì per fare le turbine dei Boeing e l’altro che credeva che Ruby fosse la nipote di Mubarak.

Stampante treddì composta con i lego stampati a loro volta in treddì

Vabbe’, ad ogni modo da Vespa sono andati tutti, anche Grillo.

Sì, anche il leader antisistema è stato vespizzato.

Non c’è dubbio, è lui il vero vincitore di queste elezioni.

Io l’ho votato infatti. Ma vogliamo continuare a parlare di Vespa per tutto il tempo?

Vespizzazione 2.0

Hai ragione, non si può, c’è tanto da dire. Lo vuoi un caffè?

Pausa caffè

Lo fanno meglio a Napoli.

Ma pure a Milano.

Dove eravamo rimasti?

Vespa è il vero vincitore.

No, no. Con Vespa abbiamo chiuso, bastava che dicesse «Maddaaai» e Grillo andava in tilt.

Ehm e allora con gli esami come stai messo? Hai visto che faticaccia il rush finale?

Non cambiare argomento. Lo so che ci stai girando intorno ma devi essere onesto intellettualmente, devi riconoscere chi ha vinto le elezioni.

Tsipras!

In Grecia magari, in Italia “L’Altra Europa per Tsipras” ha superato la soglia di sbarramento e va bene così. Ma non è lui.

Ah sì, ma poi hai visto che schifezza? Le Pen e Farage in Francia e in Inghilterra, ancora mi domando come è possibile che la maggioranza abbia votato per loro.

Non cambiare discorso. Ti ho detto in Italia.

E va bene. Ha vinto Renzi, ok? E’ il Mourinho della politica in questo momento. Lo Special One, il primo della classe, l’enfant prodige. Accetto di non amarlo, ma ha portato il piddì a un risultato storico.

4 a 0 per lui, niente da dire. Ma credo che il risultato sia un po’ bugiardo.

Ma che dici? Un partito di sinistra non ha mai avuto queste percentuali!

In termini numerici, Veltroni nel 2008 prese più voti.

Ma l’affluenza…

L’affluenza è stata molto più bassa che alle politiche, certo: quasi un elettore su due era al mare. Ma io credo che la maggior parte degli astenuti non avrebbe votato Renzi.

Dici?

Chi voleva votarlo, dopo tante campagne mediatiche, finalmente ne aveva l’occasione e non se l’è lasciata sfuggire. A rimanere a casa, in prevalenza, sono stati elettori di centrodestra in attesa di una proposta post-berlusconiana, e delusi del Movimento 5 Stelle; oltre al solito 25% di astenuti perenni. In caso di elezioni politiche, questi elettori si ricollocheranno. E non è affatto detto che saranno voti per il PD.

Però ora nessuno può dire che il suo governo non abbia “legittimazione popolare”.

Senz’altro, anzi credo che da queste elezioni il governo esca fortissimo.

Ah sì? Io invece penso che sia Renzi, ma che per il governo sarà burrasca.

Perché?

Renzi ha vinto troppo. Alfano, suo alleato di governo ma avversario politico, non può lasciarsi schiacciare da un governo troppo a trazione PD.

La vedo diversamente.

Non credi che Alfano abbia l’esigenza di rivendicare alcune sue vittorie? Invece ora è tutto in mano a Renzi! Questa “larga intesa” a senso unico non può durare.

Alfano non può far cadere ora il governo. Per esempio, cade il governo e si vota in autunno: NCD non può andare da solo, ha una base ancora troppo limitata (4,3% domenica). Ma non può tornare con Forza Italia, sarebbe ancora nell’ombra di Berlusconi. Alfano ha una carta: continuare a correre con Renzi, portare avanti una legislatura di riforme. Mettiamo che si vada al voto a scadenza regolare, nel 2018, o anche nel 2017: Berlusconi sarà un ricordo, e Alfano potrà proporsi come l’anima di centrodestra delle riforme.

Questo passaggio non mi è chiaro. Te lo vedi Alfano che vota per una legge sulle unioni civili? O sullo ius soli? Eppure sono cavalli di battaglia del piddì…

Ma ci sono ben altre riforme da mettere in campo. Pensa alla riduzione delle tasse sul lavoro, classico pallino della destra. O al riordino della pubblica amministrazione. Renzi e Alfano, la strana coppia, andranno avanti insieme. Quando si andrà al voto, Renzi rivendicherà il suo governo delle riforme; Alfano invece dirà al popolo di destra che senza il suo piccolo NCD le riforme di Renzi sarebbero state scritte dalla CGIL, dai comunisti bla bla bla, e si giocheranno la maggioranza. O almeno, questo è lo scenario roseo che adesso i due cominciano a immaginare.

E Scelta Civica?

Scelta chi? Evaporati come i loro voti tre milioni di voti, finiti tutti al PD. Piano piano gli ex montiani si avvicineranno chi al centrosinistra e chi al centrodestra.

Insomma, la morale delle elezioni è che governare fa bene, almeno in Italia.

Sì, o meglio: gli elettori hanno detto che governare bene fa bene; hanno premiato l’azione della maggioranza.

Eh no, qui non sono d’accordo. In questi mesi tante promesse, ma di fatti ancora pochi. Sai quei film in cui il trailer è una figata, e poi sono una noia mortale?

Dove vuoi arrivare?

Gli italiani non hanno votato il governo, ma la sua anteprima. Ora la pubblicità è finita, comincia la pellicola.

Bella questa, mi è piaciuta. Ti offro una crema di caffé.

Pausa crema di caffé.

Senti, ma che fine ha fatto #vinciamonoi? Lo slogan dei 5 stelle urlato in tutte le piazze.

Semplice, è diventato #vinciamopoi. E Grillo ha avuto un bel mal di stomaco.

Si è dato al Maalox postvoto.

Roba forte. Non l’ha presa bene.

Proprio no, ma almeno c’ha scherzato su mentre diceva che è colpa dei vecchi.

Che carino.

Ma la cosa poi ha preso una brutta piega, ormai tutti prendono il maalox per qualsiasi motivo.

Ma che dici?

Fidati. Il Giornale, il mitico giornale, in esclusiva ci dice il perché. Guarda qua, pagina 16.

ilgiornale

Ma che ti compri il Giornale adesso?

Bisogna leggere tutto.

Comunque, c’hai voglia di scherzare oggi eh? Allora faccio il monologo come Grillo oppure lo spiegone stile Marco Damilano.

Va bene, vado un attimo al bagno nel frattempo.

Caro Lettore,  il Movimento 5 Stelle non ha mica perso. Sì, è vero, manca qualche milione di voto ma tra gli astenuti è di certo il primo partito, se richiamasse questi al voto non sarebbe poi così grande la perdita. Anzi, a ben vedere, risulta che il Movimento 5 stelle si è affermato come secondo partito, se si pensa che è alla prima chiamata elettorale europea, non sembra un brutto risultato.

Sì ma tutti dicono che ha perso.

Ma non dovevi andare in bagno?

E ti vedevo parlare da solo, mi hai fatto un po’ pena e sono tornato.

Caro Lettore, ho deciso di ignorare il mio interlocutore fino alla fine del discorso. Quindi torniamo a noi: Il Movimento 5 stelle ha perso perché si era dato per vincente. Ha puntato sul metodo classico della profezia che si autoavvera. (Ricordate Berlusconi: “stiamo rimontando”, “siamo avanti in tutti i sondaggi”). 

Sì ma c’è un altro motivo per cui ha perso o non vinto, diciamo così.

Vabbe’ sembri interessato per davvero questa volta.

Ha seguito il treno secondo cui queste elezioni erano un referendum sul governo. Non ha detto poi molto sull’Europa: non era nota l’indicazione per il Presidente della Commissione Europea, tanto meno il gruppo europeo in cui sarebbero andati una volta eletti e soprattutto noi non eravamo degni di conoscere i candidati.

Mah, forse sui candidati sono d’accordo con Grillo.

Perché?

Non hai visto Ballarò ieri?

No. Cosa è successo?

Ti dico solo, cerca “Ronzino”. E’ il cognome di uno dei candidati alle europee per il M5s che ha deciso di partecipare alla trasmissione a titolo personale forte dei suoi 26 mila voti.

E com’è andata?

Che il direttore de La Stampa e il vicedirettore de La Repubblica gli offriranno il pranzo se troverà dei finanziamenti pubblici nel bilancio dei loro giornali.

E perché?

Perché non ha pensato a informarsi rispetto a quanto affermava. Ha detto che solo Il Fatto quotidiano non riceve i finanziamenti pubblici. E non è stata certo l’unica: ha fatto fuguracce su tutti i fronti, poveretto.

Vabbe’, lasciamo stare. Comunque evviva Ronzino.

E Berlusconi?

Chi?

Te lo ricordi Berlusconi?

No, niente. Non mi dice niente di niente.

E la Meloni?

Ha provato a photoshoppare il 3,5% in 4%. Non c’è riuscita.

Ok. A queste elezioni può passare la sconfitta totale per il povero B. e pura la battuta cattiva sulla Meloni sotto la soglia. Cambiando argomento ti ho visto entusiasta per l’Altra Europa per Tsipras.

Essì, i movimenti sono stati decisivi. Il movimento fa bene alla salute e ti aiuta a saltare lo sbarramento!

Forse, se posso obiettare, è troppo ideologizzato.

Se guardi il parlamento europeo di postideologico c’è ben poco. In Francia hanno vinto i fascisti, in Germania è stato eletto un neonazista, in Danimarca e nel Regno Unito hanno spopolato gli euroscettici. Poi se aggiungi che c’è da una parte la sinistra, dall’altra i fascisti, al centro troverai i socialisti, i popolari e i liberali oltre che i Verdi.

Insomma un Parlamento in cui le famiglie europee hanno un nome e una storia politica chiara e definita.

Sì, ma le rivalità non sono quelle di un tempo, al punto che ci saranno le larghe intese europee. I Popolari che sarebbe il gruppo della Merkel, di Berlusconi, di Alfano, dell’ungherese Orbàn governeranno insieme ai Socialisti di Renzi, di Hollande e di Schulz. In mezzo ci sarà la famiglia dove sognavano di mettere piede i montiani, i tabacciani, gli ex dipietristi e i fan di Oscar Giannino, ovvero i Liberali e democratici.

E all’opposizione?

Da una parte le destre guidate dalla Le Pen con il fido Salvini, poi gli euroscettici del britannico Farage (da vedere se costituiranno un gruppo, si vocifera col nostro amico Maalox) e dall’altra parte l’opposizione della Sinistra Europea capitanata da Alexis Tsipras.

E i Verdi?

Dipende dal tempo, sai, sono ambientalisti.

Quelli sono i metereopatici.

Mannaggia, volevo fare stile Marco Damilano ma ci vogliono anni e anni di esperienza.

Comunque possiamo dire che a vedere il quadro, l’Italia sembra un paese civile. Una buona affluenza e niente destre ultranazionaliste e xenofobe al comando, ma una semplice Lega ridimensionata rispetto al passato.

Tu dici che sembriamo un paese civile? Guarda qua.

In questo momento in Europa è un casino ma in Italia uno show (contenuto non adatto ai minori di 18 anni)

Con 80 euro fai la spesa per due settimane. Oltre duecentomila preferenze nella circoscrizione sud per la deputata piddì: Pina Picierno

Con 100 euro arrotolate, Giuliano Ferrara “mima” la sniffata di cocaina per festeggiare la sconfitta dei 5 stelle.

 

 

Pubblicato il da Marco Mastrandrea | Lascia un commento

#1 Elezioni Europee – Fatta l’Europa bisogna fare gli Europei

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Domenica 25 maggio, tra due mesi esatti, l’Italia è chiamata alle urne per eleggere i rappresentanti al Parlamento Europeo. Ma che cos’è l’Europa per noi? Come funziona l’Unione Europea? Che significato avranno queste elezioni, e come segneranno i prossimi cinque anni di storia europea? Ce lo siamo chiesti e abbiamo deciso di parlarne. In dialogo, come sempre.

–        Mancano due mesi alle elezioni europee. Dobbiamo parlare di Europa!

–        Cos’è, un’altra versione del “Ce lo chiede l’Europa”? Dopo le riforme di Monti, il vincolo del 3%, il patto di stabilità, ora anche Stradialoghi è costretta dai burocrati di Bruxelles?

Anche Luciano Canfora sta con gli autori di Stradialoghi

Anche Luciano Canfora sta con gli autori di Stradialoghi

–        No! Non ce lo chiede nessuno…siamo noi che lo dobbiamo a noi stessi. Arrivano queste elezioni, e io ho la sensazione che in Italia non ci sia la giusta consapevolezza.

–        Stavo scherzando amico. Lo sai che la penso come te, che è importante parlare di Europa, e che le europee del 25 maggio potrebbero segnare una svolta per il nostro futuro. Ma su una cosa non sono d’accordo: io credo che ormai questa consapevolezza dell’Europa stia maturando.

–        Dici? In che senso?

–        Negli ultimi anni, l’Europa è entrata pienamente dentro la vita degli italiani. Abbiamo imparato a fare i conti con parole come spread, BCE, patti di bilancio. Stiamo capendo che la nostra politica dipende fortemente dalla politica comunitaria dell’Unione Europea.

–        Non sono convinto, la penso un po’ diversamente. È vero, gli italiani sanno che l’Europa è il quadro in cui si muove tutta la nostra politica. Basta ascoltare un telegiornale di questi giorni: nel nostro Paese si parla tanto di riforme, ma tutto quello che viene proposto in Italia deve ottenere l’ok da Bruxelles e da Francoforte. Certo, l’italiano medio ha capito che l’Unione Europea è un’istituzione decisiva. Ma non come la intendevano i Padri fondatori, tanti anni fa.

Alcide De Gasperi con Konrad Adenauer, Robert Schuman e i ministri degli Esteri di Olanda e Lussemburgo durante i lavori del Consiglio d'Europa a Strasburgo: era il 1951.

Alcide De Gasperi con Konrad Adenauer, Robert Schuman e i ministri degli Esteri di Olanda e Lussemburgo durante i lavori del Consiglio d’Europa a Strasburgo: era il 1951.

–        Continua, voglio capire.

–        Mi sembra che l’Europa non sia percepita come quella comunità di valori, di scambi commerciali e di principi legislativi uniformanti che i vari Spinelli, De Gasperi, Schuman avevano in testa. Piuttosto, l’Europa sta diventando il capro espiatorio di ogni questione. Guarda solo alle forze di opposizione italiane: tutte, da Fratelli d’Italia alla Lega, da Grillo fino in parte a Forza Italia ce l’hanno con l’Europa e con l’Euro, e non escludono – per la verità non senza un po’ di confusione – anche l’uscita dalla moneta unica. Qualcuno vorrebbe un referendum sull’Euro, qualcuno invoca il ritorno alla Lira. Ma anche le forze europeiste, lo stesso PD ad esempio, mostrano disagio: prendi Renzi, che continua a ripetere la necessità di restare nei vincoli dei trattati eccetera eccetera, però appena può rivendica l’importanza, il prestigio e la forza dell’Italia. Temo si rischi una deriva di queste elezioni in chiave nazionalista. E, ultima considerazione, mi pare che lo stesso stia accadendo in altri Paesi: valga l’esempio della Francia, dove alle elezioni comunali di domenica scorsa l’ultradestra della Le Pen, a sua volta antiEuro, ha preso il 7% su base nazionale. Te la vedi Forza Nuova al 7%? Non saresti preoccupato?

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, e Marine Le Pen, leader del Front National, dopo un pranzo a Strasburgo, lo scorso 15 gennaio.

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, e Marine Le Pen, leader del Front National, dopo un pranzo a Strasburgo, lo scorso 15 gennaio.

Salvini voleva pagare il pranzo, ma coerente con la linea no-Euro aveva solo questi. Che figura con Marine.

Salvini voleva pagare il pranzo, ma coerente con la linea no-Euro aveva solo questi. Che figura con Marine.

–        Quello che hai detto di Renzi m’interessa, e secondo me rafforza la mia tesi. L’Europa ora è un punto al centro dell’agenda politica del Paese, e questo tour europeo “da duro” del Presidente del Consiglio – sebbene accolto da qualche sorrisetto, come ai tempi di Berlusconi – lo dimostra. Non possiamo più vivere, in Italia, senza interessarci di Europa. Ora, io credo che queste saranno le prime elezioni veramente europee della nostra storia. Per due motivi, che hanno a che fare con le nostre dinamiche interne.

–        Quali sono?

–        Primo: si parla appunto di temi europei, di austerity da allentare, di regole finanziarie comuni, di una unione monetaria da ripensare: la campagna elettorale non sarà un regolamento di conti interno, anche se certo il risultato dei singoli partiti sarà una verifica a un anno dalle elezioni politiche; si parlerà davvero delle proposte che vogliamo portare in Europa. E poi di solito alle Europee si candidavano big di partito che erano stati fatti fuori dal Parlamento o “grandi nomi” per attirare voti. Sul primo caso penso ad esempio a Cofferati, che già segretario CGIL e poi sindaco di Bologna, fu spedito a Bruxelles benché lì i temi del lavoro siano ben diversi da quelli discussi in Italia. Invece, anche se ancora dobbiamo vedere le liste dei partiti, credo che per la prima volta queste elezioni vedranno la proposta di una classe dirigente europea che si dedica all’Europa e non all’esilio o al prepensionamento: appunto perché va inteso che l’UE non è il posto dove proseguire da più lontano la politica italiana, ma un luogo a sé e a suo modo decisivo, che richiede competenze in parte simili ma in parte diverse – prima fra tutte la conoscenza dell’inglese – rispetto alla politica nazionale.

Cofferati a Rocchetta

–        Sono riflessioni interessanti. Anche se rimango un po’ scettico. Sì, forse hai ragione, i partiti hanno preso consapevolezza dell’Europa. Ma i cittadini? «Fatta l’Italia dobbiamo fare gli Italiani», diceva Cavour. L’altro giorno una ragazza mi ha detto: «Fatta l’Europa, dobbiamo fare gli Europei»…ecco, sono d’accordo con lei! Siamo già in ritardo, di ventidue anni, perché ai Trattati di Maastricht del 1992 non è seguita una vera educazione alla cittadinanza europea. Pensa alle nostre scuole, in cui non s’imparano le lingue! Non sta passando l’idea che l’Europa deve essere una comunità politica vera, in cui gli Stati membri guardano alle questioni fondamentali dentro una prospettiva ben chiara e condivisa.

–        Alt, l’Europa va ripensata dalle basi. Ti do un semplice dato: l’UE ha 500 milioni di abitanti, mentre gli Stati Uniti, il più grande modello federale, solo poco più di 300. Quando si sente parlare di “Stati Uniti d’Europa” io dico che bisogna ragionarci su bene. Ogni stato europeo ha una sua storia, veniamo dai conflitti interni che sono culminati con le due guerre mondiali e prima ancora con lo scontro tra i grandi imperi dell’età moderna; un’unione federale simil-USA non è così automatica. Detto questo, vedo tre strade che si affermano. I pro Europa in tutto e per tutto; gli anti Europa in tutto e per tutto, non senza una dimensione populista; e poi per la prima volta una terza via, che riconosce l’esigenza di cambiare l’Unione Europea ma da dentro, e non annullandola: mi riferisco ad esempio al progetto della Lista Tsipras che sta unendo molti partiti delle sinistre nazionali. Credo sia un’iniziativa utile alla formazione di quella cittadinanza europea trasversale in tutta Europa.

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–        Insomma la lista Tsipras a te piace. Certo ci sono tanti motivi d’interesse. In Italia, come si posizionerà il Movimento 5 Stelle? Farà fronte comune con altri partiti antiEuro, facendo cadere il dogma delle non alleanze? E che portata avrà il Nuovo Centro Destra alla prima prova dei voti? Berlusconi rimarrà nel Partito Popolare Europeo, o si porrà come partito antieuropeo?

–        E quali proposte politiche per l’UE dei prossimi anni emergeranno? Potrebbe esserci dentro il Parlamento Europeo un solido gruppo contro l’Euro; i partiti di maggioranza relativa dei singoli Paesi potrebbero essere diversi da quelli che li governano.

–        Per i prossimi due mesi dialogheremo tanto di Europa. Dobbiamo capire le cose più tecniche, come il funzionamento dei meccanismi elettorali; conosceremo i progetti dei singoli partiti italiani; staremo attenti ai movimenti più curiosi degli altri Paesi.

–        Ci informeremo informando.

–        Già. Per oggi ti saluto come si salutano due Europarlamentari.

–        E come si salutano?

–        Alla napoletana: “Ue!”

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“Dev’essere un papa giovane!”

–        13 marzo. Un anno di Papa Francesco. Te lo ricordi un anno fa? Stavamo insieme in piazza san Pietro.

–        Certo. La pioggia, il freddo, l’incertezza della piazza. “Bergoglio chi?”

–        È vero. Io ci avevo fatto pure un paio di reportage, per il primo giorno di Conclave e poi per la fumata bianca.

–        Io invece avevo scritto un pezzo di getto, la notte del 13. E la mattina dopo andai a comprarmi tutti i quotidiani.

–        Di quei giorni mi ricordo un paio di cose. Uno: è stato il momento in cui ho capito, in tutta la mia ingenuità, che ognuno ha la sua religione in testa. Vedevi tutte le divise diverse…si chiamano divise?

–        Le uniformi dei vari ordini?

–        Sì, quelle: ognuno ha il suo modo di esprimere la sua idea di religione, ma erano tutte accomunate in quel momento davanti alla figura del Papa. E poi mi resta il ricordo del “tifo” intorno ai vari candidati. Un po’ come nel film di Nanni Moretti. Non so, mi metteva un po’ imbarazzo sentire che c’era del tifo: «Vogliamo un Papa argentino!», «No, un Papa brasiliano!». Ecco, questo mi faceva strano. Tu non l’hai avvertita questa cosa?

–        Be’, sì. Mi ricordo gente esultare quella sera…

–        Però al momento dell’annuncio, il gelo. Ricordo l’istante in cui venne fatto il suo nome: nessuno capiva! Uno dietro di noi, se ti ricordi, urlò: «Ma non ci credo, non è possibile! Nessuno lo aveva detto!».

–        No, non me lo ricordo…

–        Ah, ecco! Sai perché non ti ricordi? Dopo la fumata non eravamo più insieme, perché la folla scattò in avanti e tu con loro. Non dico come a un concerto dei Metallica, ma quasi. Solo che a correre erano le suore.

–        È vero! Mi ricordo quell’attimo. Però volevo tornare sulla questione del tifo. Io credo che sia una logica dei media: rappresentano il Conclave coi criteri tipici di un’elezione, quindi si costruisce una competizione, si creano degli schieramenti. Invece penso ancora che dentro questo contesto le logiche sono diverse. Non è una logica di competizione ma di servizio, e i cardinali sono persone con una vocazione alla santità.

–        Be’ poi mi ricordo questa signora, sempre in piazza, disse una cosa che avrei voluto entrare nel mondo cattolico per riformarlo dal di dentro…

–        È un buon proposito…

–        E poi riunire la sinistra italiana…insomma, quando seppe l’età del Papa questa signora disse: «Ci voleva uno giovane!».

–        E in effetti quello era il grande pronostico. “Sarà chi sarà, ma avrà intorno ai 60 anni”. Io ne ero convinto! Se ci pensi a un anno di distanza, con quello che ha fatto questo Papa vecchietto, non ti sembra possibile. Io invece di quei giorni mi ricordo due sensazioni: trepidazione e incertezza. C’era attesa, sì, ma anche tanta incertezza perché le dimissioni del Papa sono peggio della morte: la morte è naturale, le dimissioni no. La Chiesa era sconvolta in quei giorni.

–        Allo sbando.

–        Un po’ sotto shock.

–        E poi venne fuori la foto del fulmine che colpisce san Pietro…

–        È vero. Che giornate…

–        Un’altra cosa stampata in mente di quel giorno: la piazza piena di telefoni e tablet!

–        C’è quella foto che confronta le piazze 2005-2013, impressionante.

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–        In quel momento pensavo a un’elezione del passato, neanche quella del 2005, diciamo cent’anni fa. Penso al clero ginocchia a terra, in preghiera. Invece avvertivi il contrasto: tutto un rituale d’altri tempi, e invece gli uomini e le donne della Chiesa con in mano questi strumenti tecnologici. Se entro in Chiesa io percepisco un luogo vecchio, e invece questo tratto di modernità mi ha fatto dire qualcosa: se io fossi un sacerdote, quando esce sul balcone il vicario di Cristo in Terra…penso a pregare, non a prendere in mano il tablet!

–        A me allora viene subito in mente la modernità antica di questo Papa, che ha chiesto lui alla piazza un momento di preghiera. Fu un atto rivoluzionario perché per la prima volta non era il Papa a dare la benedizione ai fedeli, ma chiedeva prima la preghiera dei fedeli su di sé. Ma da un certo punto di vista riportò la piazza a quel clima di preghiera che, in effetti, era sommerso dall’emozione. L’evento di spettacolo è tornato evento religioso.

–        Sì. Con molta semplicità, che è un po’ la caratteristica. La semplicità di un Papa che ti telefona, che si fa un selfie con te…

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–        Sai, io comunque vedo Francesco molto in continuità con papa Benedetto. Per prima cosa la sua rinuncia è stata molto coraggiosa. Ha capito di non avere le forze per l’opera energica di cui la Chiesa aveva bisogno, e ha fatto un passo di lato. E Benedetto aveva questa fortissima critica al relativismo, alla società materialista e arrivista. E cosa sono i gesti di Francesco se non un dedicare attenzione a tutte le persone, a ogni singola storia dentro un quadro di valori forti di riferimento?

–        Non so dirti. Ho solo i miei ricordi: quando morì Giovanni Paolo, tanti amici e compagni di scuola vennero a Roma per vedere il corpo. E poco dopo però già la gente diceva: «Questo Papa non coinvolge». Questo è quello che ti so dire. Mentre di Francesco dico che bisogna stare attenti a una deriva, che si vada a costruire troppo intorno alla sua immagine, vedi questo nuovo settimanale, Il mio papa, in edicola da poco. Bisogna fare attenzione.

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–        Vero. Si rischia di ridurre il messaggio del Papa all’estetica, mentre dietro i gesti c’è un messaggio evangelico. Senti, devo farti una domanda. Ti sembra cambiata la Chiesa in questo anno?

–        Non ne ho la minima idea! Mi sembra cambiato l’atteggiamento delle persone nei confronti della Chiesa. Ho trovato un riavvicinamento e maggiore dialogo con il mondo laico. Perché, tu pensi che sia cambiata?

–        Mi sembra che ciascuno sia più interrogato personalmente. I gesti di Francesco ti fanno dire: “Oh, il Papa quando vede un povero lo abbraccia e lo bacia. Io vedo un povero e giro la testa. Posso fare qualcosa di più?”. Mi sembra che molti riscoprano una vocazione al volontariato, al servizio. E questo conferma che i gesti del papa sono sostanza, non facciata.

–        Bello questo, la comunicazione attraverso i gesti che tocca la tua vita.

–        E poi una Chiesa che ha più coraggio a uscire e non a chiudersi. Punto fermo credo sia il discorso del 18 maggio alle associazioni e ai movimenti: «Meglio una Chiesa incidentata di una Chiesa che puzza di chiuso».

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Il dialogo delle mazzate (o “Le mazzate senza dialogo”)

È una giornata uggiosa nella Capitale. Il cielo è un tappo grigio, non è possibile dire se è giorno o notte. Due studenti s’incontrano dopo l’ esame, imbottiti di sciarpe, guanti e cappelli davanti a un caffè e al caldo di un caotico bar.

–       Ciao, come è andato l’esame?

–       E’ andato bene, ma è stata fortuna. A te?

–       Bene, bene, malgrado la puntigliosità del professore nelle domande.

–       Meno un altro. Verso la gloria.

–       Daje.

–       Sono contento. Ma hai visto che giornataccia?

–       Piove, governo ladro!

–       E giornatacce pure per il Parlamento. Hai visto che sta succedendo?

–       No. Non ho fatto altro che studiare in questi giorni.

–       Allora te lo dico io: piove, Napolitano ladro!

–       Come?

–       Ebbene sì. Tutte le catastrofi, dal fallimento dei moti mazziniani fino alla pioggia che scorre in questo momento, è tutta colpa sua.

–       Scherzi? Sei impazzito?

–       Te lo giuro. Il Movimento 5 Stelle ha messo il Presidente della Repubblica in stato d’accusa per alto tradimento!

–       Non ci credo! Vabbe’ sarà una mossa simbolica per far vendere più libri a Travaglio.

–       Sarà…intanto la messa in stato d’accusa o impeachment (all’americana) avrà il suo iter parlamentare.

–       Come si è arrivati a questo?

–       Ma allora non sai proprio nulla, amico mio. Le ultime 48 ore in Parlamento sono state le più pazze nella storia repubblicana.

–       Quanto odio non essere aggiornato. Giuro che non studio più per un esame!

–       Ti dico che ti sei perso un parlamentare che dà una gomitata a una parlamentare, un altro che dice a due parlamentari di essere brave solo nelle prestazioni sessuali, la Boldrini esaurita che commette un fallo di frustrazione, i commessi della Camera pieni di lividi (e uno morso al polpaccio!) e i banchi del governo occupati dalle opposizioni.

–       Questa è la discordia tipica delle discussioni sulla legge elettorale. Giusto? Dalla “legge truffa” in poi…

–       Sbagliato. Siamo al prepartita della legge elettorale. Tutto ciò è successo per il decreto Imu-Bankitalia.

–       Che noia, ancora con l’Imu? Io manco ce l’ho la casa. E poi perché in mezzo c’è Bankitalia? Non capisco!

–       Ecco. Devi sapere che il Pd e il Nuovo Centro Destra portano avanti l’agenda di governo in cui è previsto quanto Berlusconi ha promesso durante l’ultima campagna elettorale. Il 29 gennaio è stato l’ultimo giorno per convertire il decreto in legge. In caso contrario, gli italiani avrebbero pagato la seconda rata dell’Imu.

–       Continui a non rispondere alla mia domanda.

–       Un attimo che ci arrivo. L’idea del governo è stata quella di accorpare l’Imu con la rivalutazione del capitale di Bankitalia, una cosa molto complessa che dai banchi dell’opposizione è diventata molto semplice: «Il governo sta rubando 7,5 miliardi di euro dalle nostre tasche per darli alle banche».

–       Ancora soldi alle banche? Basta. Non credo più nelle istituzioni.

–       Metà degli italiani è sfiduciato dalle istituzioni, lo dice l’Eurispes, però tu calmati. Non correre sempre.

–       Sì ma io non ho il tempo di studiarmi le leggi come fai tu. Ho bisogno di semplicità. Questi 7,5 miliardi di euro chi li mette?

–       E’ una rivalutazione di capitale. Ti faccio un esempio semplice: se 20 anni fa hai acquistato una casa per 50 milioni di lire, questa oggi non può valere meccanicamente 25 mila euro, ma il suo valore sarà più alto: hai fatto dei lavori per migliorarla, il quartiere è più abitabile, la zona è meglio servita… Lo stesso è accaduto per la Banca d’Italia, che non era rivalutata addirittura dal 1936. Dai tempi del duce. Non sono stati sborsati 7,5 miliardi e mezzo. In quel caso si sarebbe parlato di ricapitalizzazione.

–       Ok. Inizio a capire. Ma perché non scorporare il decreto?

–       La motivazione è spiegata in questo articolo del Post. Ti consiglio di darci una letta, è fatto proprio bene. In sostanza, avendo una valutazione improvvisamente più alta, le banche azioniste di Bankitalia dovranno pagare una tassa una tantum piuttosto sostanziosa allo Stato: con quei soldi si sostituisce il gettito della seconda rata IMU.

–       Ok. Ma se la Banca d’Italia non era rivalutata dal ’36, non si potevano fare le cose con più calma?

–       Ecco. Questo è il caso in cui a pensar male si indovina. O almeno credo. Il governo ha accorpato la questione Bankitalia, che non era urgentissima, con quella dell’Imu che invece era urgente. Chi votava contro il decreto, sembrava che volesse far pagare l’Imu agli italiani.

–       Spero che sia tu a pensare male, magari è colpa dell’Europa.

–       Sicuramente c’entra anche l’Europa, che chiede alle banche garanzie patrimoniali solide: con la rivalutazione di BankItalia, le banche azioniste ottengono questa maggiore solidità. Però l’argomento resta complesso, anche alcuni economisti italiani di “Noise from Amerika” parlano di «solita porcata». Resto incerto sull’urgenza del provvedimento. Che poi, non dimentichiamolo, serve ancora a intervenire sull’IMU, la tassa imposta dal Berlusconi IV, contro cui Silvione ha fatto tutta la campagna elettorale 2013 prima di ottenerne la cancellazione (e non la più equa “rimodulazione”). Da qui l’ostruzionismo grillino criticato soprattutto nei metodi.

–       Ostruzionismo, cos’è? E poi mi citavi il Duce e il fascismo, sono interessato, ma non capisco cosa c’entrano in questa storia…

–       Ok. Inizio a capire. Questo esame ti ha mandato in fumo il cervello. Però se vuoi sì, ti posso parlare del fascismo in aula, se ti va. Facciamo un passo indietro. Il parlamentare grillino Angelo Tofalo, mercoledì scorso (il giorno in cui il decreto IMU-Bankitalia  stato approvato), scatenatosi in compagnia del suo gruppo parlamentare ha gridato: “Boia chi molla e noi non molleremo!”, vecchio slogan fascista per dire che il M5S era deciso ad adoperare lo strumento dell’ostruzionismo al decreto Imu-Bankitalia. In pratica tutti i parlamentari grillini si sono iscritti a parlare, con fine uso della “supercazzola”: così i lavori non si potevano concludere.

–       Ok. Poi cosa è successo?

–       Che una provatissima Boldrini, per non far scadere la convertibilità del decreto in legge, ha applicato la “tagliola”, ovvero ha eliminato tutti gli interventi prenotati e ha deciso che era giunta l’ora di votare. Hanno votato e il decreto è passato.

–       La “tagliola”? Non credo di conoscerla.

–       Probabile, visto che è la prima volta che in cui si fa ricorso nella storia della repubblica.

–       E quindi partita finita, game over?

–       Macché, la partita è appena iniziata. Dopo essersi studiati, i parlamentari si insultano, chi grida “fascisti”, chi canta “Bella ciao” (non si è capito perché, ma pare che D’Alema si sia commosso), i parlamentari grillini e alcuni di Fratelli d’Italia hanno assalito i banchi vuoti del governo. Dambruoso di Scelta “Civica” fa Rocky ma la Lupo (M5S) non è Adriana, anzi, le prende sul ring. Che scena pietosa. Guarda un po’.

–       Ma è inaccettabile tutto questo. Poi parlano di femminicidio e quando ci sono scontri in piazza condannano le violenze!

–       Eh già. Ma l’incontro non è finito. Il giorno dopo, a fare da ring sono proprio  le commissioni che i grillini pensano bene di bloccare per impedire la discussione sulla legge elettorale. Il nuovo round è tra il capogruppo alla Camera del Pd, Speranza che li aveva accusati di “sfascismo”, e Di Battista, M5s, che gli grida: «Che fai mi tocchi?»

–       Ah ah ah come Totò!

–       Esatto e poi Di Battista, dopo un rapido sguardo alle telecamere, gli grida “gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane”. Drammatico Dibba. Per me è sì, sei pronto per Hollywood o per sostituire Staffelli a Striscia la Notizia.

–       Ma davvero?

–       Guarda qua. Ci ha provato pure con Cuperlo: ma l’ex Presidente PD, da gelido funzionaro stalinista, non ha mosso ciglio.

–       Amico mio, che disastro. E queste sarebbero le nostre Istituzioni?

–       Già, sconfortante. Il dato politico è che il caos scatenato dai 5 Stelle ha unito UNA maggioranza fragile: in un amen il testo sulla legge elettorale è passato dalla Commissione alla Camera. Il dato di analisi, se si possono “analizzare” scene come queste, è che la “rivolta” del M5S ha favorito la compattezza del governo.

E’ vero. La rivalutazione di BankItalia presentata come ennesima spesa pubblica è demagogia facile su una cosa complicata. Ti ripeto, non è detto che il provvedimento sia giusto. E’ apprezzabile che il M5S porta alla luce aspetti che altrimenti resterebbero oscuri però non è «Un regalo dello Stato alle banche»: si tratta di un escamotage per rendere effettivo un provvedimento politico discutibile, ma legittimato da una larga maggioranza.  E poi l’impeachment a Napolitano…dai, il paradiso dei “gombloddi”.

– Poi ci sono i giornali che si scandalizzano e si scagliano contro i 5 Stelle senza produrre un’analisi sull’inadeguatezza degli ultimi governi. C’è un dato reale: la politica ancora non parla di futuro, di lavoro, di vita. Il “Contratto di coalizione” con gli impegni di governo per il 2014 è in soffitta: gennaio è passato, ma tra una legge elettorale e un’occupazione della Camera non se ne è più parlato.

Il Corriere della Sera parla di "Nuovo Squadrismo"

–    Certo l’insofferenza è tanta. La violenza esplode sui social media.

–       E noi alla violenza rispondiamo col dialogo. L’ultima volta, parlando di legge elettorale, abbiamo avuto molti commenti senza l’ombra di un insulto.

–       È una libidine, è una rivoluzione. Nell’era del blablaismo, o forse dei “troll” che infamano tutto e tutti, continuiamo a crederci.

–       E allora, sotto col dialogo amici!

– Volevi dire compagni?

– Va bene, viva la diversità. Che ne dici se chiudiamo con:  Sotto col dialogo amici e compagni!

– Può andare!

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Come funziona la legge elettorale? (per quello che ne sappiamo)

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–       Ehi! Hai sentito? Roba grossa!

–       Che c’è? Che è successo?

–       La politica si muove: dopo anni di parole a vuoto, c’è l’accordo per la nuova legge elettorale.

–       Be’ amico mio, piano. La politica sta solo facendo il suo dovere. Io mi aspetto presto interventi sul lavoro, i giovani, la scuola…

–       Certo, hai ragione. La legge elettorale però è importante, dice molto di quello che uno Stato vuole essere.

–       Ma tu hai capito come funziona questo Italicumitalicum-renzi

–       I principi sono chiari, ma attento a non correre: al momento abbiamo solo un accordo tra i partiti della maggioranza di governo, più Forza Italia. Ora l’accordo diventerà un testo di legge, che sarà discusso in Parlamento e poi votato. Ci vorranno qualche mese e tanti dibattiti perché la legge venga approvata.

–       Ok, ho capito. Ma mi parlavi di principi: quali sarebbero?

–       Guarda, li spiega bene Roberto Giachetti in questo post sul suo sito.

–       Giachetti? Me lo ricordo…È quello che faceva lo sciopero della fame per l’abolizione del Porcellum, vero?

Roberto Giachetti poco prima di Natale annuncia la fine del suo sciopero della fame

Roberto Giachetti poco prima di Natale annuncia la fine del suo sciopero della fame

–       Proprio lui. Un ex radicale, ha combattuto la sua battaglia non violenta con orgoglio. Il suo unico difetto è di essere renziano, per cui spende soprattutto parole al miele per la proposta di legge. A noi fieri sostenitori della fairness giornalistica serve pure un po’ di frizzante ironia. Per questo puoi dare un’occhiata al breve pensiero di Francesca Fornario, che dalle colonne del glorioso manifesto ridacchia: Silvio e Renzi hanno trovato la legge su Groupon, questo Italicum non è neppure costituzionale.

–       Mmh, ci darò un’occhiata. Ma mi confondi un po’ le idee. In questi giorni ne sto sentendo di tutti i colori. Qualcuno sta già preparando la festa di san Matteo da Firenze, altri gridano al miracolo: al Nazareno, la sede del PD, Silvio è risorto. Molti attaccano che Italicum è poco più di un Porcellum corretto, mantiene le liste bloccate e il premio di maggioranza aboliti dalla Consulta. L’illustre Sartori, addirittura, lo ha definito un Pastrocchium…aiuto!

–       Be’, cerchiamo di capire. Intanto bisogna ribadire che il testo è ancora da stendere in via definitiva, poi dovrà passare in Commissione Riforme e quindi in Parlamento. E ogni passaggio potrà migliorarlo o peggiorarlo, dunque modificarne il giudizio. Io credo comunque che per quanto ne sappiamo ci siano almeno tre criticità da risolvere.

–       Vai, ti seguo.

–       La prima, come dicevi già tu, riguarda le liste bloccate. Per questo bisogna capire una cosa: un candidato potrà essere presente in più collegi? Per esempio, Forza Italia potrà candidare Berlusconi come primo nome nelle liste di tutti i collegi? Sarebbe un ritorno al peggio del Porcellum: in ogni circoscrizione l’elettore di FI voterà per Berlusconi, che poi però sarà eletto in un collegio solo (ancora non ha l’ubiquità, anche se con Dudù pare ci stia lavorando). Così gli subentreranno i secondi nelle liste…e chi ci dice che non saranno dei “nominati” come Razzi, Scilipoti, o altri parlamentari tristemente noti delle ultime legislature?

Antonio Razzi è un convinto europeista: una volta disse che «A Berlusconi darei anche un reno».

Antonio Razzi è un convinto europeista: una volta disse che «A Berlusconi darei anche un reno».

–       Caspita, sarebbe un disastro. Speriamo venga ben specificata questa cosa, che ogni candidato si può candidare solo in un collegio. Sennò tutta la legge è una schifezza.

–       Esatto. Almeno un punto a favore della legalità è dato dalla legge Severino: nelle liste non si potranno inserire persone condannate a più di due anni.

–       Meno male che Severino c’è.

–       Ora, ci sono due sistemi per “sbloccare” il listino. Il primo sono le preferenze: il partito propone i 4-5 nomi, e l’elettore segnala sulla scheda chi vuole vedere in Parlamento. Certo le preferenze hanno dei limiti: creano competizione forte all’interno dei partiti, e spesso hanno generato casi di corruzione. Oppure, un secondo modo sono le primarie di collegio: ogni partito fa scegliere ai suoi elettori l’ordine dei candidati nel listino, in base ai voti che ricevono in una consultazione analoga alla “parlamentarie” PD del 2013.

–       Perfetto. E quanto al premio?

–       Ecco la seconda criticità. Il premio scatta automaticamente per il partito o coalizione di maggioranza relativa che supera il 35% dei consensi. Però, pensa: si formano due grandi coalizioni, ed entrambe superano il 35%. Una delle due vince di poco. È giusto che si pappi tutto il premio, senza un ballottaggio che consulti anche gli elettori che avevano votato altre forze al primo turno? Perché non pensare a un meccanismo tipo quello che regola i palyoff della Serie B di calcio? Se il distacco è risicato, ad esempio entro il 3%, in ogni caso si fa un ballottaggio. Se invece c’è uno scarto ampio tra le prime due forze, ben venga il premio diretto. Purchè la soglia di accesso al premio, dunque il famoso 35%, sia rispettata.

–       Interessante questa proposta stile Serie B! E l’ultima criticità?

–       Riguarda le soglie di accesso al Parlamento. Con l’Italicum, un partito che si presenta da solo deve ottenere almeno l’8% dei voti per entrare in Parlamento. È una soglia molto alta, che raddoppia quella precedente fissata al 4%. Ti ricordi Giannino e Ingroia, che fecero la campagna elettorale 2013 con i loro partiti FARE e Rivoluzione Civile? Ecco, loro non entrarono in Parlamento perché presero meno del 4%.

Solo una laurea falsa ha impedito al sobrio Oscar di fermare il declino dell'Italia

Solo una laurea falsa ha impedito al sobrio Oscar di fermare il declino dell’Italia

–       Ah, è vero, c’erano pure loro! E per le coalizioni, invece?

–       La coalizione deve ottenere almeno il 12% per sedere in Parlamento. E nella coalizione, ogni partito deve raggiungere almeno il 5%.

–       Soglie molto alte, quindi. Immagino sia per obbligare i partiti più piccoli a fare alleanze con i grandi…

–       Centro. Un partito medio-piccolo, con delle soglie così alte, avrà paura a correre da solo: cercherà l’alleanza con un partito più forte, o farà direttamente una fusione per evitare il rischio di non raggiungere il 5% all’interno della coalizione.

–       Ho capito. Insomma, il lavoro è ancora lungo. In tutto questo, che fine ha fatto quel simpatico signore pisano…quello che non c’ha scritto Joe Condor sulla fronte…

–       Ma chi, Enrico Letta?

–       Già, Letta! Il Presidente del Consiglio. C’è ancora?

–       Un po’ trascurato dai media, ma è vivo e lotta insieme a noi. Ecco, come spiega Giachetti la riforma elettorale è vincolata per accordo tra i partiti all’abolizione del Senato e alla riforma del Titolo V. Queste ultime sono modifiche “costituzionali”. Come tali, vanno lette quattro volte in Parlamento, due alla Camera e due al Senato, e approvate da più dei 2/3 del Parlamento stesso. Per questo serve un voto che coinvolga Forza Italia, che non fa parte dell’attuale maggioranza di governo ma coi suoi deputati consente di raggiungere la soglia magica dei 2/3. Renzi e Berlusconi hanno stretto un patto che riguarda tutti e tre i provvedimenti: se salta l’accordo su uno, saltano tutte e tre le riforme. Anche quella elettorale.

–       Solo che se salta l’abolizione del Senato, l’Italicum diventa ingestibile. Allora per forza queste tre proposte devono camminare insieme.

–       Limpido. E per questo il governo Letta dovrebbe uscire rafforzato dalla vicenda: se l’accordo regge, almeno un altro anno di governo – il tempo necessario all’approvazione delle riforme costituzionali – è garantito.

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–       Un’ultima cosa: ma che è successo al PD? Cuperlo si è dimesso, il suo fake su Twitter è letteralmente impazzito!

–       Cuperlo si è dimesso in disaccordo col metodo di Renzi, che ha lavorato autonomamente per stringere l’accordo con Berlusconi e Alfano, e ha poi presentato il “pacchetto” delle tre riforme al Partito nella Direzione di lunedì. La cosa non è piaciuta all’ala “sinistra” del partito e Cuperlo, che è anche il capo della minoranza interna, ha ritenuto di non poter garantire la terzietà del ruolo di Presidente.

–       Che cosa carina! L’ha fatto perché vero comunista.

–       Dici che comunista suona bene con sconfitta?

–       Sì, cioè, no. Comunista dovrebbe suonare meglio con conquista.

–       E allora?

–       Devi sapere che il 21 Gennaio del 1921 il congresso del Partito Socialista concluse i lavori con la scissione di una parte del partito. Gli scissionisti diedero vita al Partito Comunista d’Italia, il partito che veniva da lontano e che portava lontano. Insomma Cuperlo, esattamente 93 anni dopo, aprirà una scissione come Bordiga e Gramsci.

–       Gramsci, chi?

I delegati del PSI al Congresso di Livorno, 1921

I delegati del PSI al Congresso di Livorno, 1921

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci

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#effettoRenzi: politica pop o punto di partenza?

«Le persone possono morire, possono cambiare faccia. Le idee no, non passano»

È rimasto celebre un pensiero simile di Giovanni Falcone. Lo sosteneva pure Pietro Nenni: «Le idee camminano con le gambe degli uomini». Ci precedono, hanno un valore più duraturo di ogni singola vita umana. Gandhi, M.L. King, Mandela sono morti. Le loro idee, no. Ma da dove viene questa frase senza tempo?

Falcone

Viene da un lunedì sera di dicembre, freddo strisciante. Il Partito Democratico ha appena eletto un nuovo segretario con primarie dall’affluenza sorprendente. Un bar “dei brutti” diventa teatro di conversazioni belle. Due tramezzini e un telefono da caricare. Cominciamo a dialogare.

–      Ieri sera sono andato a letto felice. Non tanto per Renzi. Le primarie del PD sono state una festa di partecipazione. Quasi tre milioni di votanti. In un mondo in cui tutto dice stanchezza, disinteresse, rancore, tre milioni di persone hanno voluto dare una mano al cambiamento.

 –      Credi? Non sono d’accordo.

–      Cosa c’è che non ti convince?

–      Sento la necessità di non aggrapparmi a una persona. Le persone possono morire, possono cambiare faccia. Le idee no, non passano. È il dramma del tempo post-ideologico: non si ha più unità intorno a un’idea, ma intorno a un individuo. Per me dare 2€ e votare una persona non basta per “creare unità” o parlare di “partecipazione”. Dalla politica mi aspetto unità intorno a una visione della società, del mondo che verrà.

–      Io invece la vedo così: viviamo in un paese che ha bisogno di risposte concrete a problemi strutturali accumulati per anni. Mi sembra che Renzi proponga soluzioni per risolvere alcuni di questi problemi. Adesso Renzi ha avuto una legittimazione fortissima da un grande numero di elettori: le sue idee sono diventate le proposte di un partito e della sua base di cittadini. Perché non ti convince che si possa creare unità intorno a queste proposte concrete? Matteo-Renzi-el-nuevo-secretar_54395974913_51351706917_600_226

–      Non capisco che cosa intendi per “concretezza”.

–      Ti faccio qualche esempio: una legge elettorale che dia governabilità al paese, visto che abbiamo avuto 62 governi nella storia della Repubblica. Se penso che gli Stati Uniti hanno avuto 57 elezioni presidenziali, con quasi due secoli di storia in più di noi…

–      Poi?

–      Semplificazione istituzionale e taglio ai costi della politica. Piano per il lavoro che parta dalla semplificazione delle norme. Interventi di tutela dell’ambiente. Investimenti sulla cultura.

–      Provo a risponderti punto per punto. Partiamo dalla governabilità: in Italia la situazione politica è sempre stata soggetta a interessi esterni. Nel dopoguerra eravamo lo stato chiave del Mediterraneo con al suo interno il più forte partito comunista d’occidente. Dunque in realtà la stabilità c’è stata, ma intorno alla Dc che riusciva ad assorbire quanti più interessi possibili. voto-dcQuanto al taglio dei costi e alla semplificazione della politica, sono proposte ormai di tutti i partiti: non c’è identità culturale in questo. Il lavoro: molto vicino a Renzi era Ichino, oggi disperso nella galassia Monti, che personalmente non mi ha mai convinto; poi Renzi si è detto d’accordo con gli interventi della Fornero, non certo un’identità di sinistra. Mi stuzzicano ambiente e cultura, ma sarei interessato a conoscere meglio le soluzioni nazionali individuate da Renzi, che invece su questi temi tende a ricordare i suoi interventi da sindaco.

–      Ma è vero o non è vero che abbiamo bisogno di interventi drastici, immediati? L’Italia è impantanata nelle cose che non riesce a fare. Renzi ha il merito di indicare con chiarezza, senza i tentennamenti del politichese, alcune strade.

–      Si adatta soltanto ai tempi brevi della politica di oggi. Io continuo a non capire che idea abbia Renzi della società di domani. Sento i suoi slogan: ma sono un prodotto di uno staff ristretto? O davvero rispecchiano ciò che pensa chi lo ha sostenuto? Quegli elettori delle primarie PD, metà dei quali solo l’anno scorso sosteneva un candidato con un’ dea di società completamente diversa? Guarda come cambiano velocemente le cose oggi. Pensa a Grillo, che da paladino della democrazia diretta è diventato un mezzo despota. Io di questi politici non mi fido più, ho in mente altro per la politica.

–      Capisco il tuo discorso, ma il mondo corre, e noi stiamo indietro. Bisogna creare consenso su alcune idee basilari per l’oggi. Poi, a partire da questo consenso, credo che si potrà aggregare una base sociale che costruisca idee per il domani. Io la vedo così.

–      Tu mi parli di un grande consenso nella libera espressione di 3 milioni di cittadini. Nel 2011 sono stati oltre 27 milioni di persone a schierarsi a favore dell’acqua pubblica, a dire no al nucleare. 2-SI-PER-L-ACQUA-BENE-COMUNE_imagelargeEra una questione che tracciava un’idea di società: ma il referendum, e il popolo che lo ha votato, hanno acquisito la stessa legittimazione di Renzi? No. Io penso che lui faccia politica del consenso.

–      Non sono d’accordo, per me il fatto di dire parole chiare oltre che sulla politica anche su temi come ambiente, scuola, pari opportunità, inclusione degli immigrati è segno di una visione. E se l’elaborazione nazionale non è ancora completa – io per primo sono rimasto perplesso dalla vaghezza di alcune proposte in campagna elettorale – l’esperienza di sindaco mi pare un campo in cui le sue idee sono state messe alla prova. Certo sarebbe bello essere più vicini a Firenze, aver conosciuto giorno per giorno il lavoro di sindaco del nuovo segretario, per poter giudicare con maggiore competenza. Ma senti, Renzi cita spessissimo Obama. Per te, nel sistema ancora più mediatico degli Stati Uniti, Obama ha un’idea di società?

–      Certo. Pensa all’intervento sulla sanità. Per gli USA è qualcosa di rivoluzionario.

–      Bene. E se Renzi riuscisse a fare lo stesso con la cultura e l’ambiente? Se il dato dei tempi fosse che oggi la politica deve saper fare quadrato su poche questioni fondamentali, pur di guadagnare consenso?

–      Non lo posso accettare. Viviamo in un momento di precarietà politica ed economica. Ma trattiamo temi che segneranno la vita della società per 20, 30 anni. È questa la politica con cui vogliamo affrontarli? Questa politica “pop”?

–      Posso capire, ma usciamo da venti anni di Berlusconi, e ora una larga fetta di società è stregata da Grillo e i suoi “vaffanculo”. Ma perché non possiamo accettare che Renzi sia il polo di attrazione di un nuovo rapporto tra cittadini e politica, anche di un nuovo modo di fare politica?

–      Nuovo? A me non sembra. La politica parla soprattutto di se stessa. Guarda oggi! Grillo e Berlusconi, da fuori il Parlamento, vogliono sfasciare il sistema. Alfano e Letta, da dentro, cercano di preservarlo.2284024-lettaalfano Un gioco fra governabilità e protesta in cui si legittimano a vicenda. È la fine della politica, la politica che parla di sé. Come hai detto anche tu, le proposte più convincenti di Renzi (taglio costi, abolizione del Senato, riforma elettorale) sono ancora riferite alla politica. Non si va oltre, questo è il dibattito.

–      Ma la politica non prende decisioni da una vita. Questo è il momento di chiarirci su come deve funzionare, per fare in modo che poi finalmente si possa intervenire sul lavoro, la società, il domani.

–      Io vedo un punto: che la politica parla di ciò di cui non dovrebbe parlare. A Renzi do il merito di saper arrivare con semplicità alla gente con contenuti “positivi”. Ma pure Grillo lo sa fare, in negativo. Quando un Renzi, o chi per lui, mi parlerà davvero a fondo di disoccupazione, prospettive per i giovani, precarietà, lavoro, lo sosterrò.

–      Rispetto le tue conclusioni, ma il punto a cui arrivo io invece è un altro. La politica è consenso, e oggi, per i fallimenti di cui la stessa politica si è resa protagonista, nessuno le attribuisce più fiducia. Bisogna ricostruire il consenso partendo dalla base, convincendo i quasi 30 milioni di italiani che alle politiche hanno votato per Grillo o Berlusconi, o nemmeno si sono presentati alle urne, che una politica affidabile può ancora esistere. Renzi, ma tanti volti che lo sostengono (te ne dico uno su tutti: Roberto Giachetti), sta cercando di compiere questa operazione. Ricompatterà l’Italia in un clima diverso nei confronti della politica? Sarà la base per farci diventare “la locomotiva d’Europa”? Non possiamo saperlo. Secondo me però si parte così, dai 3 milioni di domenica.

–      Secondo me no.

–      Lo accetto, vedremo.

–      Quel che è certo è che continueremo a informarci e a discuterne, tra noi e con gli altri. Se ci tiriamo indietro, siamo già sconfitti.

Non sempre i dialoghi hanno una sintesi. E ognuno può avere una posizione differente, sfumata, opposta, altra. Ma solo il confronto costruisce unità. Che ne pensate amici? L’Italia sta davvero cambiando verso?

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La settimana rassegnata

Letta_fiducia

– Hai letto amico? Un’altra fiducia per il governo Letta!

– La terza in due mesi, dopo il 2 ottobre e il caso Cancellieri. Parla parla parla, ma in Italia non succede mai nulla.

– Ma come? Dove sei stato questa settimana? Ogni giorno capitava qualcosa di eccezionale.

– Non guardo più i tiggì, non apro più i giornali. Sono rassegnato. C’è questa protesta dei forconi, non la capisco, mi fa paura.

– Io non ti parlo di rassegnazione, ma di rassegna. Ascoltami, e poi mi dirai se davvero non sta accadendo nulla in questo maledetto assurdo bel Paese.

– Dai, comincia.

– Iniziamo dalla Verdania. Ci sono state per la prima volta le primarie nella Lega Nord: andava eletto il nuovo segretario dopo Roberto Maroni che adesso è alla guida della Regione Lombardia.

– Ah sì? Immagino le folle ai gazebo per votare!

– Non proprio. Il diritto al voto era riservato ai soli militanti, tra l’altro dovevano essere iscritti da almeno un anno.

– In quanti hanno votato?

– Il sessanta per cento degli aventi diritto ovvero 10 mila persone.

– E chi erano i candidati?

– Umberto Bossi e Matteo Salvini.

– Il senatur ancora in campo. Immagino che abbia stravinto!

– Dannata immaginazione. Sbagli ancora. Ha raccolto un misero 18% contro l’82% di Salvini.

– Momento, momento, momento. Chi è Salvini?

– Come puoi non ricordarlo! E’ famoso per i cori intonati contro i napoletani, per aver definito Giuliano Pisapia sindaco di Milano una malattia e per aver proposto dei posti privilegiati sui mezzi pubblici in favore dei cittadini milanesi.

– Davvero? Non ci credo!

– Eh allora guarda qui: vedere per credere.

– Ma dai, sono sicuro che nel ruolo di segretario abbasserà i toni, d’altronde la Lega governa ben 3 regioni al nord. Sssumerà un profilo istituzionale.

– Non direi. Appena è stato eletto ha dichiarato che questa non è l’Unione Europea ma l’Unione Sovietica, un gulag.

Umberto Bossi nel 1961 al Festival di Castrocaro, l’X Factor in miniatura dell’epoca.

– Insomma un bravo ragazzo, moderato nei modi. E Bossi, il fondatore, il padre di tutto, come l’ha presa?

– Nel 1961 partecipò con un suo pezzo al festival di Castrocaro, in quell’occasione perse in semifinale perché il suo brano era troppo triste. Più o meno, nonostante le primarie sono una sconfitta che pesa di più, sta come in quella canzone.

– Cos’altro è successo?

– Se hai letto qualcosa nelle scorse settimane saprai che è scomparso il Pdl in seguito alla scissione tra falchi e colombe. Adesso esistono due partiti. Uno, guidato dall’eterno Silvio Berlusconi è Forza Italia, l’altro si chiama il Nuovo Centro Destra e il condottiero è Angelino Alfano.

– La famosa Forza Italia 2.0?

– Eh sì, con tanto di circoli Forza Silvio e forse pure Forza Dudù. Senti qui, Berlusconi ne dà notizia in diretta in un discorso dagli altissimi contenuti politici. Mentre la disoccupazione giovanile è al 40%, ora sappiamo grazie al Cavaliere che il 36% di chi ha un gatto o un cane lo fa dormire con sé sul letto. E a giudicare dalla reazione del pubblico, la base del partito gradisce questa competenza appassionata del leader.

– Mi torna la rassegnazione. Di Silvio e delle sue trovate ne ho abbastanza, parlami di questo Nuovo Centro Destra, sembra innovativo, non ho mai visto un partito che avesse le parole “Centro Destra” all’interno.

– Al momento non so dirti molto, però ho visto la presentazione del nuovo logo che si è tenuta la scorsa settimana.

– C’erano facce nuove?

– Se Cicchitto e Schifani possono risultare nuovi…

– Capito. Mi dicevi del logo…

– Sì, posso dirti che la presentazione è stata un flop. Quando Angelino Alfano stava per svelare il nuovo simbolo è partita una musichetta che si è rapidamente interrotta, il simbolo è comparso per qualche secondo per poi scomparire nuovamente. Molti in sala non avevano capito che si trattava del simbolo. Poi è saltata la luce ed è calato il buio. A Gazebo se la sono risa per 10 minuti. Guarda qui.

– Povero Angelino, che figura! Come ha reagito?

– Angelino non si è perso d’animo, ha spiegato il significato del simbolo mediante una serie di metafore calcistiche.

– Come faceva Silvio?

– Sì ma senza il suo carisma e i trofei del Milan alle spalle.

– Be’…E questo simbolo com’è?

– Puoi vederlo da solo.

– Mhm…carino…anche se…non capisco cosa c’è da spiegare.

– Ma come! Angelino ha detto che giochiamo con il blu perché il blu è il colore del cielo e del mare; poi ha spiegato com’è fatto il quadrato.

– Ah…ok. Posso dire che non mi convince?

– Guarda…credo che non convinca nessuno del partito, figurarsi gli elettori.

– Vabbe’, buona fortuna ad Angelino e i suoi amici, hanno molto lavoro da fare e la partenza non è stata delle migliori.

– A proposito di migliori, ti porto fuori dall’Italia: alla veneranda età di 95 anni ci ha abbandonato Nelson Mandela, padre della lotta all’apartheid.

– Forse ti sbagli. Lui è il padre dell’apartheid!

– Ma che dici!

– Secondo Il Giornale è così. Guarda qua.

– Ah ah ah! Ma come si può fare un errore simile…

– E non è niente. Guarda il titolo del pezzo su Il Messaggero

– Che figura! Hanno svelato il coccodrillo.

– Coccodrillo? Ma non è morto di malattia?

– Che hai capito… Devi sapere che nel gergo giornalistico, il coccodrillo è un necrologio scritto in anticipo così quando giunge la notizia della morte di una persona, la redazione ha già il pezzo pronto.

– Non lo sapevo. Cinica come cosa.

– «E’ la stampa, bellezza».

– A proposito di bellezze, hai letto l’ultimo tweet horror di Flavia Vento?

– Anche lei ha voluto salutare Nelson Mandela?

– Ehm…credo che abbia fatto un po’ di confusione. Guarda qua!

– Ah ah ah, lo ha confuso con Morgan Freeman, ma come è possibile! No dai, deve essere un fake che sa usare bene Photoshop.

– Forse sì anche se non trovo smentite ufficiali, in effetti in America una cosa simile è capitata a Paris Hilton. Ma sono successe anche altre cose, ben più importanti del tweet di Flavia Vento. La legge elettorale, in arte “porcellum” è stata dichiarata incostituzionale, Grillo ha attaccato duramente i giornalisti e Renzi è il nuovo segretario del Pd. E, ancora fuori Italia, in Ucraina hanno abbattuto la statua di Lenin. Una settimana densissima.

– Ma allora è stata davvero una settimana epocale! Riparti dal porcellum, per favore. Mi spieghi prima di tutto perché questo nomignolo campagnolo per una legge elettorale?

– Allora, “porcellum” è un termine coniato dal politologo Giovanni Sartori.

– Mhm molto interessante sai…aspetta che me lo scrivo.

– Dai, ascoltami!  Sartori ha parlato di porcellum in seguito alle affermazioni di Roberto Calderoli che disse che questa legge elettorale era «una porcata».

– Ma Calderoli non è il Ministro che nel 2005 formulò proprio la legge elettorale?

– Esatto. E’ stato svelato l’arcano motivo per cui un ministro fa una legge che è una porcata volutamente. La legge elettorale precedente, il mattarellum, fu sotituita dal porcellum alla vigilia delle elezioni politiche del 2006 per limitare la vittoria del centrosinistra e non garantire la stabilità al Senato.

– Ma no, sono dietrologie!

– E allora non sono l’unico a farle: http://www.lettera43.it/politica/porcellum-storia-della-legge-piu-discussa-della-repubblica_43675115168.htm

– E adesso? Che si fa? Abbiamo una legge elettorale? Quale sarà la nuova legge elettorale? E se cade il governo e si vota immediatamente, con quale sistema andiamo a votare?

– Pian pianino amico mio. Vedo che inizi a scaldarti sulla politica, sei curioso e fai molte domande. Ma serve ordine e chi meglio de Il Post può farlo? Leggi qua e avrai tutte le informazioni relative al delicatissimo dibattito sulla legge elettorale.

– Il Post? Ma cos’è un giornale?

– Sì. Solo on line. Web journalism, pieno di link e frasi brevi.

– Bah, saranno dei pennivendoli come lo è Maria Novella Oppo.

– Ah capisco, sei passato sul blog di Beppe Grillo, anche io l’ho fatto.

– Hai visto che il post sul blog si chiama “giornalista del giorno” mentre i giornali parlano di “lista nera di proscrizione”?

– In effetti, questo non è corretto.

– E poi Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, ha detto: «Versione 2.0 dei pestaggi di un tempo». Grillo non chiede nessun pestaggio, solo di segnalare articoli contro il Movimento 5 Stelle per alimentare queste rubrica del “Giornalista del giorno”. Che schifo!

– Calma, non scaldarti. Intanto dobbiamo dire chiaro e tondo che quella foto simil-segnaletica della giornalista è di pessimo gusto, e ricorda abitudini passate da brividi. Però in parte concordo con te. Forse si demonizza invece di affrontare con determinazione le questioni. Alcune dichiarazioni andrebbero stigmatizzate. Comunque la Boldrini non è lontana dalla verità con questa immagine. Ho dato uno sguardo all’effetto del post di Grillo su facebook e diciamo che non sono belle parole, né ha aperto un dibattito costruttivo sulla figura e i compiti del giornalista. Guarda i commenti!

– Sono allibito. Quanto rancore gratuito.

– Guarda, tornando al post di Grillo a dire il vero la cosa che mi è piaciuta meno di tutte è che non considera il giornalismo come un lavoro quando riceve dei fondi pubblici. Non capisco perché una persona che dal 1973 ogni giorno svolge la sua professione debba essere accusata di venire mantenuta dai contribuenti o comunque di non lavorare. Il giornalismo È una professione, vitale per lo sviluppo della democrazia. Se passa l’idea che fare il giornalista è non lavorare, la democrazia rischia di passare brutti periodi in questo Paese, amico.

– Ma la Oppo per quale giornale scrive?

– Per l’Unità.

– E allora guarda qua!

– Eh eh eh. Per oggi sono stanco di parlare. Ma so che per sabato quei pazzi di Stradialoghi hanno in mente un dialogo a partire dal successo del sindaco di Firenze.

– Mmh…ormai che la rassegna mi ha scaldato dalla rassegnazione, mi ha fatto ragionare e incuriosire, non è che non vuoi parlare di questo argomento? Forse Renzi ti sta un po’ antipatico?

– Dopo Berlusconi, Bossi, Calderoli, Salvini secondo te il problema può essere parlare di Renzi?

– E allora parliamone!

– Ok. Però sabato, leggendo Stradialoghi. Non mancare, ti offro pane e porcellum di Ariccia.

– Ah ah ah non vedo l’ora…

E voi, coraggiosi lettori di Stradialoghi, che sensazione avete dopo questa settimana rassegnata? Non vi sentirete…ancora più rassegnati?!

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L’importante è…NON partecipare

I consigli di Studio Aperto in caso di maltempo

Ci avete mai fatto caso? Più della metà delle conversazioni nascono da una constatazione sul tempo atmosferico. “Bel tempo oggi, vero?”; “Meno male che è tornato il sole!”; “Piove sempre…governo ladro”. Ma quando si registrano variazioni climatiche, come negli ultimi giorni per l’ondata di gelo che ha colpito l’Italia, ecco che il meteo schizza in testa all’agenda setting di ogni cittadino. Be’, certo, rileviamo che per Studio Aperto il meteo è sempre in testa all’agenda setting: il caldo è super caldo e il freddo è il Polo Nord. Viva l’enfasi. Ma torniamo a noi: dicevamo che per vincere l’imbarazzo del silenzio, molte conversazioni nascono da una semplice constatazione sul tempo. Questa, per esempio, che si svolge all’interno di un bar. Dove due cittadini, il Lettore di quotidiani e il Follower dei social network si ritrovano per sfuggire agli schiaffi del vento.

Lettore: Che freddo oggi, eh?

Follower (sguardo rivolto allo smartphone): Già.

Lettore: Non si può stare per strada, con questo clima da Siberia orientale.

Follower: Proprio no.

Lettore: Senti, ho appena letto sul giornale questa notizia. Sta a pagina 20, dopo tutti i coccodrilli pronti da un decennio per Berlusconi e gli acrostici coi nomi delle nuove tasse. Ascolta qua: “Gran Bretagna, Cameron chiude le frontiere: basta rumeni e bulgari”. Ne parlano anche i social network?

Follower: Mmh. No.

Lettore: Che roba. Bisognerebbe parlarne un po’ di più, di questa Europa. A maggio ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, che paradossalmente, potrebbe essere invaso dalle forze anti-europeiste. Il sogno dell’UE potrebbe sciogliersi come una palla di neve al primo sole.

Follower: Che peccato.

Lettore: Dimmi, amico mio, di che parlano i tuoi amici immaginari…ehm…volevo dire tecnologici? Se l’Europa non se la fila nessuno, avrete qualcosa di cui parlare, pardon cinguettare, tutto il santo giorno?

Follower (alzando gli occhi dallo schermo): Fammi pensare. Decadenza a parte, la settimana è iniziata con due argomenti: il freddo, e le manifestazioni contro la violenza sulle donne.

Lettore: Come no! Lunedì era nientemeno che la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Immagino decine di appelli, proclami, risoluzioni…

Follower: In realtà, la frase più commentata è stata quella dell’onorevole Biancofiore, la sera in tv: «La stragrande maggioranza delle donne quando vede un uomo ricco e potente ci si butta a pesce».

Il mitico Don Giorgio de Capitani chiede di non far vedere né sentire più la Biancofiore.

Lettore: Che tristezza. Anche di questo problema enorme, che ormai la stampa ha etichettato come “femminicidio”, bisognerebbe parlare. Ci rientrano un sacco di riflessioni, di libertà, di etica, del rapporto uomo-donna…

Follower: Già

Il Lettore vorrebbe fare due chiacchiere, magari ricevere una risposta che vada oltre le parole spicce. Si ricorda di una frase di John Lennon e provocatoriamente la riadatta per l’occasione.

Lettore: La vita è ciò che ti succede mentre guardi il tuo smartphone. (E’ visibilmente compiaciuto)

Follower (ormai persuaso a lasciare lo smartphone): Guarda, tu che provochi, lo sai che su Twitter ho scoperto due ragazzi che fanno conversazioni su temi d’attualità. Il loro blog si chiama Stradialoghi. Magari un giorno si occuperanno anche delle questioni che hai tirato in ballo. Ora però, amico Lettore di giornali, ti faccio vedere una cosa che non puoi capire dai tuoi polverosi cartoni che il giorno dopo servono solo a incartare il pesce al mercato. Questo è il profilo Twitter di Gianni Cuperlo, il candidato alla segreteria del PD. Al mattino Renzi aveva detto che «O il governo fa le riforme, oppure finish!»; e lui ha risposto così:

SC20131128-232426

Lo scontro fra i candidati Pd finisce in detersivi

Lettore: Perbacco, che stranezza. Non me lo vedo Cuperlo a twittare un commento del genere. Ma a che gioco vuole giocare?

Follower: Ma non capisci? Cerca di raggiungere Renzi sul suo territorio. Vuole fare quello che si distacca dalla struttura, dalle formalità – anche linguistiche – di partito, per presentarsi in modo più diretto, friendly, accattivante. Se ti fai vedere come “politico”, di questi tempi, non fai strada. Il modello ora sono altri: Renzi, Grillo, da pochi giorni lo stesso Berlusconi.

Lettore: Be’…Cuperlo è un uomo di partito, dalle segreterie giovanili fino a fare da spalla negli anni d’oro di D’Alema che faceva il premier, ha percorso tutte le tappe, scatti di anzianità vari e adesso prova a fare il salto alla poltrona di segreteria. Mi sembra strano che faccia il tipo fuori dai giochi, mi sembra a maggior ragione uno che vuole intrattenere i rapporti consolidati nel partito e con le organizzazioni collaterali.

Follower: Ed è questo il punto. E’ una prospettiva poco attraente essere l’uomo di D’Alema. Essere “dentro”. Ti dirò la verità: se non fosse per il fake di Cuperlo, non saprei della sua esistenza. Mentre Renzi sì che su Twitter ci sa fare: risponde a tutti, è sempre pronto e sintetico a dire la sua visione di politica.

Lettore: D’accordo, ma anche Renzi, Berlusconi e Grillo fanno politica.

Follower: Sì, ma lo fanno fuori dai giochi. Grillo non ha la minima intenzione di entrare in

Berlusconi come Aldo Moro. Lo sostengono i suoi tifosi in questo stendardo. Non sono fanatici.

Parlamento, preferisce rappresentare gli elettori delusi dei partiti attraverso le sue abilità comico-teatrali. Berlusconi da statista del decennio scorso d’un tratto si tramuta in un clandestino in lotta contro i poteri dello Stato. E Renzi fa la sua crociata per cambiare il partito, ma presentandosi come quello che sarà segretario e sindaco, niente auto blu ma sempre la sua bicicletta per stare “in mezzo alla gente” e “vivere i problemi delle persone”.

Lettore: credo di capire il ragionamento. Istituzioni e partiti oggi sono visti come un terreno di corruzione e ipocrisia; chi invece ne è fuori, per logica, è sicuramente meglio di chi è dentro. In questo modo si distingue dalla massa e si identifica con i cittadini.

Follower: Esattamente. E’ un nuovo metodo che è rinchiuso nel principio della “campagna elettorale permanente”. Tu la campagna elettorale la fai per acquisire il consenso necessario per salire al potere, saltando le tappe intermedie.

Lettore: Sì…ma la formazione di partito?

Quando il partito era l’apparato si faceva formazione, carriera e poi si andava persino in pensione (non nel suo caso).

Follower: Lascia stare. Sei fuori rotta.

Lettore: quindi il povero Cuperlo, nonostante tutta la carriera e la formazione fatta fino a ora nel partito, sarà scavalcato inevitabilmente da Renzi che è semplicemente il sindaco di Firenze?

Follower: Sicuramente. Renzi dopo lo scontro alle primarie con Bersani poteva godere dei privilegi del secondo classificato: parte di direzione del partito, numero di parlamentari, posto in parlamento e, forse, pure un incarico ministeriale. Ma ha preferito tenersene fuori. Questo rientra nella sua strategia o vision della politica. Non voglio poltrone né stare sulla scena per tutta la vita, anzi, un po’ di anni e poi a casa, vai con le nuove generazioni. Questo piace molto.

Lettore: Anche Grillo credo faccia così. Giusto?

Follower: Grillo non aveva mai accompagnato un movimento politico alle elezioni. Quando l’ha fatto ha raccolto il 25% dei voti. Il punto forte della sua campagna elettorale è stato per l’appunto il non essere un candidato, non essere un politico, non aver militato in partiti e di non volerne avere a che fare in alcun modo. Anche questo è piaciuto molto.

Lettore: Mi stai dicendo che ha vinto perché non ha partecipato?

Follower: Non proprio. O almeno, in questo ragionamento sì. Cioè, è un ragionamento che vale per tutti. Renzi alle scorse primarie non mostrava la bandiera del partito né si riconosceva nella direzione nazionale o nel suo operato storico. Berlusconi non si è candidato come premier, optando per il moderato Angelino Alfano, ma di fatto ha condotto la campagna elettorale del centro destra. E Grillo non si è candidato ma ha guidato le piazze con i suoi comizi e il web con il suo blog.

Lettore: Ok. Voglio crederci. In fondo sono i leader del paese. E allora dimmi perché il povero Monti, che era uomo fuori dai partiti, chiamato a salvare l’Italia, in questo gioco non è stato premiato al voto?

Il vero motivo dell’insuccesso

Follower: Perché inizialmente era l’uomo fuori dalla politica che avrebbe restituito la sobrietà necessaria al paese e sollevato l’immagine all’estero. In un secondo momento, però, quando le elezioni si avvicinavano qualcosa è cambiato: il suo passato professionale non era più così “fuori” dal sistema ma, anzi, sembrava fosse ancora più “dentro” di quello che poteva essere un politico di professione.

Lettore: Mi stai parlando del mondo finanziario?

Follower: Non solo, agli occhi di tutti era diventato l’intruso, soprattutto quando si è candidato: Goldman Sachs, Bocconi, l’amico della Merkel, l’uomo della Bce. I “poteri forti”.

Lettore: A quel punto le tasse in aumento, il ripristino della tassa sulla prima casa erano diventate delle sue responsabilità personali. Però, a parte questa, se l’è cercata quando ha caricato le vecchie volpi della politica sul carro: vedi Fini, Rutelli e Casini.

Follower: Quelli ormai sono fuori per davvero, nessuna tattica. Pensa a Casini, quante ne sta combinando pur di sopravvivere.

Lettore: E allora quando usciremo da questa “campagna elettorale permanente”, da questa visione della politica che dopo decenni di incapacità nel risolvere i problemi, deve ora presentarsi come esercizio provvisorio per essere appetibile agli occhi degli italiani?

Follower: Aspetta, aspetta! Un nuovo tweet! Un’altra bordata mediatica!

Lettore: Di chi? Che dice? Quali proposte? Quale piano per il Paese?

Follower: Aspetta…sto aggiornando la timeline… (torna a picchiare come un disperato sulla tastiera, di nuovo immerso nel mondo virtuale).

Lettore (scoraggiato, tra sé e sé): La mia ultima domanda rimane senza risposta. Pazienza., c’è di peggio: ho quasi finito il mio giornale. Mi mancano solo le pagine dello sport. Poi rimarranno solo i programmi televisivi. E in ultima pagina, le previsioni del tempo. Domani sarà ancora freddo, dannazione.

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